Solo, affamato e tremante, mentre arrancava faticosamente nella neve fra il rumore attutito delle auto, Beniamino si accorse che una scarpa stava per aprirsi del tutto, lasciando sporgere prima il ditone, poi tutto il piede.
Avvertì il gelo farsi più intenso mentre la paura gli stringeva il cuore.
Umile ma intenso, il desiderio di calore pervade le ossa intirizzite di Jeodrie, le mani che scavano febbrili nella brina gelata del primo mattino, alla ricerca di patate smarrite.
Potrebbe essere, inopinato e sconosciuto, un vago sentimento d'amore, un sussulto del cuore.
Anni dopo Jeodrie si inoltra nella foresta subequatoriale, guidando una colonna di schiavi.
Reca alta una picca, con in cima la testa di un fuggitivo.
Il giorno in cui cadde in depressione, Taras si trovava su una panchina al quartiere latino.
Era una bella giornata, c'era stata una mattinata piena, di sole e di vita.
Dalla radiolina di un anziano, nel parco, aveva sentito la notizia dell'avvenuta soppressione di un treno per il sud.
Mangiando un panino farcito di frittura di pesce di dubbia qualità, percepì, improvviso e violento come un temporale equatoriale, la necessità imprescindibile del più distruttivo dei nichilismi.