Salimbene da Parma, il cui nome è stato reso popolare da una lezione del Prof. Barbero, narra, nella sua "Cronaca", di un bizzarro e crudele esperimento voluto da Federico II, Stupor Mundi.
L'imperatore, curioso di scoprire la lingua di Adamo (ovvero la lingua "naturale" degli uomini, quella originaria, non appresa ma infusa) avrebbe provato
a far crescere un gruppo di neonati nel più totale silenzio: le madri e le nutrici si avvicinavano ai piccoli solo per nutrirli e accudirne le necessità di base, senza mai rivolgere loro una carezza o una parola.
Salimbene narra che tutti i piccoli, benché ben alimentati, morirono.
Il vecchio monaco parmense racconta la vicenda con velenosa malizia: è noto quanto avesse in astio Federico e questo ha indotto gli studiosi a pensare che proprio l'astio l'avesse spinto a ingigantire la vicenda, per poter accusare l'imperatore anche di infanticidio, oltre che di essere l'Anticristo (in linea con il pensiero, pure in odore di eresia, dei gioachimiti).
Lo psicoanalista René Arpad Spitz, a cui si deve il filmato, "Grief a peril in infancy", negli anni della seconda guerra mondiale osserva 91 bambini nutriti regolarmente ma con scarsi contatti e scambi verbali. Narra come progressivamente, ma in breve tempo, i bambini cadessero in un profondo stato depressivo e come più di un terzo di questi bambini morissero prima di raggiungere il secondo anno di vita.
In sostanza, conferma il racconto di Salimbene. E, se è quasi del tutto irrilevante ai fini del giudizio storico sull'imperatore tre volte scomunicato, è però la conferma ulteriore del potere, questa volta devastante, del silenzio. Di come di silenzio (un silenzio che non è solo verbale ma che è esteso al complesso delle interazioni umane) si possa morire.

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