Quando ero bambino, nella valle che era il contorno del mio mondo presente e, presumibilmente, futuro, c'erano un sacco di ceppi. Il passaggio di una linea elettrica di alta tensione aveva portato con sé l'abbattimento di molte querce secolari e i ceppi erano, al contempo, un fastidio, un duro lavoro e una risorsa.
Un fastidio, perché complicavano inutilmente l'aratura dei campi, altari ormai utili a celebrare al massimo la memoria della cattedrale di legno e di foglie che lì era sorta.
Un duro lavoro, perché liberare il campo da quell'ingombro non era una passeggiata.
E una risorsa, perché era tutta ottima legna da ardere.
La fatica per recuperare questi ceppi era tanta e tale che non infrequentemente si ricorreva alla mina e alla polvere nera, con la sicumera di James Coburn nel film di Leone.