Avevo fra i dieci e i quindici anni quando decisi di imparare lo spagnolo.

Non ricordo esattamente le tempistiche ma ricordo chiaramente che a un certo punto avevo fra le mani un libretto della Hoepli dal titolo promettente: "Imparare lo spagnolo".

Ricordo lo stupore nell'apprendere della strana abitudine ispanica di mettere i punti interrogativi ed esclamativi anche all'inizio della frase, ma A ROVESCIO(!).

E ricordo, cazzo se lo ricordo, che c'era (nella piccola antologia minima di letteratura spagnola) una poesiola semplice semplice di tale Federico Garcia Lorca: "La guitarra".

La imparai a memoria, IN SPAGNOLO.

La so ancora adesso, IN SPAGNOLO.

Me la ricordo, la prima prima volta che ho incontrato Galileo Galilei.

Il nome buffo e il fatto che, alle scuole elementari, non capissi cosa avesse di speciale.

Cioè: Newton aveva scoperto la gravità, Leonardo aveva inventato l'elicottero, il carro armato, la mitragliatrice. Alessandro Volta la pila, Archimede le lenti per bruciare i formicai, Franklin il paracadute, Archimede il nuoto da morto.

Tutti che avevano scoperto qualcosa di importante o inventato qualche meraviglia.

Eppure c'era sto gran parlare di Galilei. Ma mica per la sua invenzione (che poi non era sua ma nel sussidiario si tagliava corto) del cannocchiale.

No. Per un'altra cosa che pareva così insignificante: il metodo scientifico.

 
Se avessi il tempo e le capacità, scriverei una "Storia minima dell'igiene".
Ci sarebbero passaggi non adatti a persone di spirito debole, naturalmente.
Ma ci sarebbe anche, da protagonista, la magnifica urgenza dei latini per gli stabilimenti termali, poi lunghi capitoli su come ci si puliva in un'epoca precedente all'invenzione del sapone, una accurata dissertazione sullo strigile e sulle sedute in palestra per levarsi l'olio e la sabbia. Di contro, approfondirei la situazione igienica dell'Urbe, le strade invase dalle deiezioni animali in una melma disgustosa, le anfore di urina puzzolente a ogni angolo della strada, i pitali svuotati dalle finestre sulla testa dei passanti...
Potrei non parlare del secchio con acqua e aceto, con dentro uno straccio legato a un manico (tipo mocio), posizionato lungo le latrine negli accampamenti della legione? E, per restare in tema, potrei mai glissare su Andreuccio da Perugia e la sua discesa nel chiassetto?
E poi ci sarebbe un capitolo sul sapone e su come quello che oggi chiamiamo "sapone" arrivi dal mondo arabo, con le crociate.
E non potrei ignorare le abluzioni rituali con la sabbia del deserto, l'ossessione giapponese per la pulizia, l'inclinazione protocristiana per i resti umani da portare in processione, la normale coabitazione di umani e animali (galline, asini, pecore, maiali) negli stessi locali; esplorerei le bizzarre liaisons fra i carovanieri andini e i loro lama (per tacere dei gesuiti); parlerei della scrofola e dei suoi rimedi, dell'uso di seppellire i morti sotto i pavimenti dissestati delle chiese (e da dove arriva l'uso dell'aspersorio dell'incenso), della consuetudine delle corti settecentesche di defecare dietro le tende, delle parrucche (e cosa c'era dentro) e dell'idea che lavarsi fosse dannoso alla salute e da praticare solo dietro prescrizione medica, del buon odore proveniente dal sego irrancidito con cui nella Milano asburgica ci si impomatava i capelli e i baffi, oltre che gli stivali.
Un capitolo sarebbe dedicato alle malattie legate all'igiene (alla mancanza di): al colera e a John Snow (no, non quello di GOT), al "mal francese" o sifilide, alla mortalità da parto e a Ignác Semmelweis.
Finirei ricordando i bacili di tolla smaltata (e spesso sbeccata) degli anni 60 e 70, i vasi da notte sotto il letto di cui vagamente mi ricordo e una signora americana che mi raccontava che in Abruzzo non hanno i gabinetti e la fanno dietro le siepi.

 

Al Père-Lachaise Cléo piange se stessa

danza la sua bellezza sabbatica nella fiamma desiderante degli occhi di Toulouse-Lautrec.

Vince il silenzio un sordido can-can: fra le tombe mute si espande il biancore arrossato di mille pizzi svolazzanti, indiavolati.

I Francesi. Che sempre hanno preferito il peccato al dolore.

 

 

Monsignor Ravasi annota che san Giuseppe non apre mai bocca, in nessuno dei Vangeli (non considera ovviamente gli apocrifi).
Un santo del silenzio. I buontemponi potrebbero dire sghignazzando che se mai avesse parlato...
Monsignor Ravasi oppone il contegnoso silenzio di Giuseppe al frastuono dell'oggi: un silenzio che dice più dell'infernale cacofonia dei social media. Il Monsignore in una intervista allude esplicitamente ai social media. Onestamente, sono incline ad aspettarmi di più e di meglio dal biblista: mi pare che qui si sia appena un po' al di sopra del "non c'è più il rispetto di una volta, signora mia".
Forse per questo, mi lascio tentare da altre letture, sempre restando sul santo del giorno.
Viene fuori allora la storia della "mazza di san Giuseppe", già argomento di grasse e salaci battute da caserma.
Simone Pianetti

 

Simone Pianetti nacque il 7 febbraio 1858 a Camerata Cornello, piccolo centro della Val Brembana, in provincia di Bergamo. Fin da ragazzo rivelò un temperamento violento e sanguigno al punto da sparare un colpo di fucile contro il padre nel corso di una lite. Ancora giovane emigrò negli Stati Uniti dove mise su un'attività commerciale d'importazione di vino e frutta dall'Italia assieme a un socio, Andrea Ferrari, ma presto finì nel mirino della mafia (la cosiddetta "Mano Nera") che gli impose il pagamento del pizzo. Pianetti denunciò il tentativo di estorsione alla polizia che arrestò i responsabili ma poco dopo Ferrari fu ucciso. Intuendo che anche la sua vita era in pericolo Pianetti decise di rientrare in patria.
Hieronymus Bosch

C'è un settore incredibilmente presidiato, su internet: quello degli aforismi.

Se ti viene in mente una frase che hai orecchiato ma di cui non ricordi l'origine, cercala su internet. Troverai decine, centinaia di siti tutti specializzati in aforismi, frasette, citazioni, battute secche, rochefoucauldismi.

Prima che mi dimentichi:
  • Gesù Cristo era abbastanza benestante. Il padre (o quello che era) aveva un mestiere importante e lui (come seconda generazione familiare imprenditoriale) avrebbe potuto dedicarsi alla falegnameria e comprare seghe nuove, comprare schiavi, aprire uno showroom in una strada elegante di Gerusalemme.

Leggi anche...

This website runs on green hosting - verified by thegreenwebfoundation.org