Seppellitemi in terra libera
Scavatemi la fossa ove volete,
Sopra una bassa piana o sopra un colle eccelso,
Fra le tombe piú umili che siano sulla terra,
Ma non in una terra ove l'uomo sia schiavo.
Scavatemi la fossa ove volete,
Sopra una bassa piana o sopra un colle eccelso,
Fra le tombe piú umili che siano sulla terra,
Ma non in una terra ove l'uomo sia schiavo.
Da gente di terra e di fieno,
candelieri di ghiaccio alla finestra
e brace mattiniera nel camino,
sollievo del calderaio e del lardo rappreso,
sono emerso per congiunzione astrale
e ho coltivato con tigna ricordi altrui
e sogni di luna piena e di promesse dense
privi di metro, di accordi di versi,
ho sorseggiato fino all'ultima ubriachezza
misteriose bevande senza odore
dolori tetri senza sangue o grumi
buio torbido di sudore e sesso.
J'adore the ciccinos che chiedono un approccio e una visione politica che vada oltre il boomerismo, che sia nuova e fresca e frizzante come agua de fuenta... e poi, a scartare il cioccolatino, stanno pensando nientepopodimeno che a un nuovo neopositivismo neomeccanicista.
Potremmo affermare, se provocati, che si è boomer non per anagrafe né per difficoltà social ma intimamente, per introiettata visione delle cose, del sole e l'altre stelle.
Estos ciccinos, per dire, non sanno neanche perché 42.
Quelle maladie! Maladie d’amour!
Ho avuto tosse ipertosse
continui sbagli
negli autunni di neve
del mio organismo.
Vani i ripari letterari
negli alberghi di mare.
Il dottore, “il grande Marotta”
medico municipale
che trovava all’esterno l’uguale
dell’interno, “e quello è stato”,
assioma che va volando,
disse alla sognatrice che lei
m’aveva salvato.
Così con quella frase roca
ancora carica di civici proclami,
lasciai il verde positivismo per la psicanalisi.
Senza saper nuotare nell’orina.
Il padre era morto. Kessi viveva con la madre ed era il miglior cacciatore. Ogni giorno prendeva serlvaggina per la mensa materna e nutriva gli dèi con le sue offerte. Kessi si innamorò di Shintalimeni, la minore di sette sorelle. Dimenticò la caccia e si abbandonò all'ozio e all'amore. La madre lo rimproverò: «Il miglior cacciatore, cacciato!» Il figlio prese il giavellotto, chiamò la muta dei cani e partì. Ma l'uomo che dimentica gli dèi, viene dimenticato dagli dèi.
Parliamo di un quarant'anni fa. Del resto, nel mezzo del cammin di nostra vita ci accorgiamo che passiamo più tempo a vedere vecchi film in bianco e nero con Totò e John Wayne che gli ultimi miracoli di computergrafica della Marvel. Quarant'anni fa scoprivo Spencer Tracy, per dire.
Parliamo di più quarant'anni fa, che ci costa?
Ero all'ultimo anno di liceo, era l'anno dopo il terremoto dell'Irpinia e della Basilicata. Non avevo un posto dove dormire a Potenza, ero tornato a Francavilla, l'ultimo anno (e la maturità) l'ho fatto alla sezione staccata di Senise del Quinto Orazio Flacco di Potenza.
Avevo dolori peggiori di quelli del giovane Werther, che lenivo con alcol, pizza, cassette degli Squallor, romanzi di Zane Grey e di James G. Ballard, pomeriggi con la "Sonata per archi n. 3 in Do maggiore" di Gioacchino Rossini(1) e cinema.
Il cinema era quello di Senise, film con Alvaro Vitali (RIP) ed Edvige Fenech tutta la settimana escluso il venerdì.
Voi adorabile creola dagli occhi neri e scintillanti come metallo in fusione, voi figlia generosa della prateria nutrita di aria vergine voi tornate ad apparirmi col ricordo lontano: anima dell’oasi dove la mia vita ritrovò un istante il contatto colle forze del cosmo.
Io vi rivedo Manuelita, il piccolo viso armato dell’ala battagliera del vostro cappello, la piuma di struzzo avvolta e ondulante eroicamente, i vostri piccoli passi pieni di slancio contenuto sopra il terreno delle promesse eroiche!
Tutta mi siete presente esile e nervosa. La cipria sparsa come neve sul vostro viso consunto da un fuoco interno, le vostre vesti di rosa che proclamavano la vostra verginità come un’aurora piena di promesse!
E ancora il magnetismo di quando voi chinaste il capo, voi fiore meraviglioso di una razza eroica, mi attira non ostante il tempo ancora verso di voi!